SICILIATEATRO


Settembre 1997

I " PERSONAGGI" DI PIRANDELLO

SECONDO PATRONI GRIFFI

 

Lo Monaco e gli altri attori della compagnia
si confrontano con la metafora della sofferenza 

Giovanni Bellotto

 

Per la terza volta Giuseppe Patroni Griffi affronta la regia dei Sei personaggi in cerca di autore, impegnato a proporre l’intera trilogia pirandelliana del "teatro nel teatro" dopo i consensi ottenuti negli ultimi due anni con le soluzioni scelte per Questa sera si recita a soggetto, dato in prima alla Versiliana nel 1995. La forza eversiva e rivoluzionaria dei Sei personaggi, un classico del Novecento, è tutta nel paradosso del discorso teatrale, nell’inadeguatezza tra il testo e la sua messa in scena, nel divario tra la finzione della rappresentazione e la viva realtà rappresentata. Pirandello vi focalizzò le ideologie culturali del suo tempo, il rifiuto del Positivismo strisciante e certa influenza di toni che il cabaret berlinese doveva aver esercitato su di lui. Ma il dramma è anche un aspro esercizio di istopatologia della famiglia, l’indagine di metastasi organizzata, una violenta incursione nel nesso dei rapporti umani e nel disguido dei comportamenti familiari, nelle strategie psicologiche per denunciarne i difetti, eluderne i limiti, destabilizzando con una scrittura dissacrante tutti i canoni e le convenzioni drammaturgiche del fare teatro, con scandalosa protervia. C’è in agguato in questa nuova versione di Patroni Griffi, rilettura maturata e più fantasiosa delle precedenti, una certa prevaricazione, un senso di irrisolvibile ambiguità, nel pretendere di attualizzare alla seduzione dell’immaginario semantico e iconografico dei nostri giorni le battute che i comici si scambiano entrando in teatro per la prova di il gioco delle parti nella finzione scenica, per poi ritrovare mises e abiti datati e molto "pirandelliani" e cappellini a cloche per le signore attrici (che saranno indispensabili per l’evocazione di Madama Pace), mentre la stessa apparizione della "Madama" avviene non più attraverso il mitico specchio lacerato ma in un ribaltamento metafisico e "magico" della scenografia: da un muro abraso si apre una suggestiva scalea che sarà prima l’onirico bordello e poi il giardino col pozzo dove annega la bambina e dove, nascosto dietro il tronco di una colonna-albero, si suicida il giovanetto. Ma sono passeggere perplessità che non incidono sull’esito e il successo di questa insinuante regia.

Sebastiano Lo Monaco assume con appassionata umanità l’affilato raziocinio del padre, permettendo ai sofismi pirandelliani di diventare apologo universale di vita, metafora della sofferenza e dell’ossessione all’infelicità, del pessimismo esistenziale proprio a Pirandello. Così paradossalmente finiamo per vedere finzione nel gioco supponente dei teatranti e verità vera, vissuta con le sue perversioni e i suoi coup de théâtre, nel dramma dei personaggi, ognuno con la propria verità, come Pirandello voleva (Ciascuno a suo modo ormai alle soglie).E la poesia e la suggestione nascono dal dramma familiare più che dalla dialettica intesa a denunciare i fuorvianti meccanismi del teatro.
Mariangela D’Abbraccio dà alla figliastra la sfrontatezza dolorosa di una donna giovane, costretta dalla miseria al turpe commercio, non più povera ragazza sedotta, ma sensualmente consapevole del fatto incestuoso.
Il capocomico di Kaspar Capparoni è svolto sopra le righe, coi tic e le smanie di una nevrosi da regista caratteriale, ma il suo eccessivo istrionismo è piaciuto al pubblico.
Elena Croce sobria e appassionata come madre,
Claudio Mazzenga il riluttante figlio.

 

Sei personaggi in cerca di autore
di Luigi Pirandello

Regia di Giuseppe Patroni Griffi

Con Sebastiano Lo Monaco, Mariangela D’Abbraccio, Kaspar Capparoni, Elena Croce, Claudio Mazzenga

Scene e costumi di Aldo Terlizzi

(IN TOURNÉE)

Fotografie di Tommaso Le Pera

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