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su Sebastiano Lo Monaco nella sua interpretazione di "Tartufo"

Una seconda ragione per frequentare la platea del Nazionale - che è risuonata all'affollatissima prima di applausi a scena aperta e alla fine - è la presenza di un Orgone che ha la prestanza comica di un altrettanto intramontabile Giustino Durano, e di un attore in progress intelligentemente ambizioso, come Sebastiano Lo Monaco, che non ha temuto a misurarsi con Tartufo, e lo ha fatto fuori dagli schemi. Lo Monaco, che ci appare davanti come un grande corvo fascinatore, a braccia spiegate, spezza la propria interpretazione su più registi, dall'untuosità al tormentone amoroso, dal masochismo strisciante a una glaciale determinazione criminosa.
Ugo Ronfani Il Giorno, 18 Aprile 1991

Un protagonista giovane, misurato persino piacente, senza traccia, nei modi e nella persona, della viscida e tortuosa abiezione che ne caratterizza l'animo... quanto a Sebastiano Lo Monaco, ho già fatto intendere che il suo Tartufo è singolare, e aggiungo che è realizzato con sobrietà e con un certo nitore.
Giovanni Raboni Corriere della Sera, 23 Aprile 1991

Sebastiano Lo Monaco particolarmente compreso nel ruolo del titolo, ha saputo non strafare, cercando toni melliflui, ansimanti: il suo Tartufo è un individuo viscido, una mezza calzetta, un tarlo, piuttosto che un genio del male dai riverberi luciferini, destinato alla sconfitta, una volta entrata in azione la coraggiosa e spregiudicata Elmira. Il suo Tartufo, fra i tanti modelli che ispirarono Molière, sembra assomigliare a tale Charpy, avvocaticchio e sordido predicatore che insidiava la moglie del farmacista di corte, il più vile rispetto all'immorale abate Roquette che diventò vescovo o il mestatore francescano padre Hier.
Paolo Lucchesini La Nazione, 28 marzo 1991

In questa messa in scena piace che il Tartufo di Sebastiano Lo Monaco abbia l'età giusta e la gradevolezza dovuta: ha il fascino necessario per rendere efficace la seduzione nei confronti della bella Elmira: ha la amabilità di una presenza che escluda in partenza dei subdoli propositi
Dante Cappelletti Il Tempo, 2 Aprile 1991

Il Tartufo di Sebastiano Lo Monaco (sfida giovane a un personaggio che è toccato già dai tempi di Molière ad "attori giovani") aveva lampi sulfurei e psicologia "noir" come in un ritratto a cui avessero prestato i tratti salienti Ignazio di Loyola, Aramis e Rasputin.
Gaetano Caponetto La Sicilia, 10 Febbraio 1991

...si contrappone per esempio - il Tartufo molto meno tradizionale e poco invadente disegnato da Sebastiano Lo Monaco. E' evidente, nel giovane primo attore un lavoro serio e forse ancora in fieri sul celebre personaggio di Molière, più impostore e imbroglione - siamo d'accordo - che ipocrita. Per ora questa ricerca originale e personale ha portato, visibilmente, Lo Monaco a essere un Tartufo meno "mattatore" e dominante; la sua è una presenza come dimessa e sfumata, anche se il personaggio non appare, per questo, meno determinato e deciso, e i suoi intendimenti meno lucidi. Tuttavia siamo di fronte ad un Tartufo "debole", che subisce - quasi - e si ritrova fra le mani, senza attenderseli, gli effetti mirabolanti del proprio agire; effetti che sembrano dovuti più alla follia di Orgone che alla sua abilità di mastro della falsità e della finzione. 2 un Tartufo "debole" anche perché Lo Monaco sottolinea chiaramente come la maschera (efficace solo con Orgone) del personaggio si infrange davanti alla sua passione e all'assoluta sudditanza psicologica che egli prova nei confronti di Elmira: davanti a lei, sin dall'inizio, l'impostore ci viene mostrano come indifeso e smarrito... Applausi, comunque, convinti. E un'ultima cosa da ricordare, tornando al primattore Lo Monaco: anche Molière scelse, per la parte di Tartufo un attore giovane, alla faccia della lunga seria di ipocriti striscianti e viscidi, di mezza età o peggio, che siamo stati abituati a vedere.
Francesco Tei La Gazzetta di Firenze, 28 Marzo 1991

Il Tartufo di Sebastiano Lo Monaco mostra un'ipocrisia coi suo finto pietismo, la sua falsa fede, l'eccesso di fervore che insinua nella casa di Orgone, sconvolgendo la famiglia, insidiando la moglie, la bella Elmira... Sebastiano Lo Monaco, dimostra di aver compiuto notevoli progressi rispetto alla precedente interpretazione di Hystrio, donandoci un Tartufo particolarmente contenuto nella scena della seduzione di Elmira... alla fine è stato molto apprezzato dal pubblico, giudicando i sostenuti applausi...
Carlo Rosati Rivista del Cinematografo, Maggio 1991

Tartufo, per esempio, non è qui un ributtante "pesce lesso" che nasconde i suoi artigli sotto la maschera da bigotto, ma rimane vittima delle sue stesse trame. A dargli un volto convincente, sia nella finzione che nella realtà, provvede il bravo Sebastiano Lo Monaco un attore che riesce a essere simpatico in un ruolo tradizionalmente condannato all'antipatia.
Giuseppe Grieco Gente, 30 Maggio 1991

In scena il siciliano Sebastiano Lo Monaco, Tartufo di pregevole spessore, convincente, insinuante, strisciante e bugiardo... è teatrante per eccellenza, e soprattutto la maschera d'una religiosità di facciata, fatta di rituali ipocriti e sempre uguali.
Francesca Taormina L'Ora, 12 Febbraio 1991

Tartufo è interpretato da Sebastiano Lo Monaco che in quest'opera conferma le sue capacità artistiche già apprezzato nell'"Hystrio" di Mario Luzi. Il suo "Tartufo" è un personaggio affascinante, un po' inquietante nell'aspetto. Si finge devoto e seguace di un'assoluta castigatezza dei costumi, ma è tutt'altro. Tutti si accorgono della sua vera faccia, tutti tranne Orgone che rischierà di perdere i suoi averi.
Silvia Gioacchini Corriere Adriatico, 8 Maggio 1991


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